Assemblea Zonale del 22 Ottobre – Riflessione di Don Maurizio Marcheselli

Domenica scorsa, 22 ottobre, presso la parrocchia di Santa Caterina, è stata indetta la prima Assemblea Zonale in partenza dell’inizio del nuovo anno pastorale per la zona Pastorale San Donato Fuori le Mura. L’incontro è iniziato con una catechesi di Don Maurizio Marcheselli  sul Vangelo dei discepoli di Emmaus, tema portante scelto dalla diocesi per questo anno pastorale, ed è proseguito con le rifessioni e le discussioni. in gruppo secondo il metodo di Firenze.

Qui sotto il testo(in sintesi) della riflessione di Don Marcheselli

Assemblea di Zona Pastorale – 22 ottobre 2023
Riflessione di don Maurizio Marcheselli sul Vangelo dei Discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò loro: “Che cosa?”. Gli risposero: “Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Disse loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”. Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Nel Vangelo di Emmaus ci sono tanti elementi di riflessione (c’è l’imbarazzo dell’abbondanza); se ne scelgono alcuni, anche in vista dell’anno “del discernimento” che vive la Chiesa italiana.

1) In quale contesto avviene questo episodio? Quale clima si respira? Quale è lo stato d’animo?

I due discepoli di Emmaus sono abbastanza inseriti nelle vicende di Gesù, non sono dei “periferici”. Sono molto dentro, tanto che il loro parlare diventa un discutere, un disputare; sembrano anche un po’ “incartati”, ragionando su quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Oggi forse siamo un po’ così anche noi, magari specie chi ha vissuto stagioni della Chiesa più vitali e affascinanti. Questa è anche la condizione dei due discepoli di Emmaus, che vivono una disillusione (vedi, per affinità, il libro “L’epoca delle passioni tristi”, di Schmit e Benasayag), per cui ci si appassiona, ma non in una prospettiva in avanti, ma di recriminazione. Oggi si hanno passioni tristi perché è cambiata radicalmente la percezione del futuro: qualche tempo fa c’era una fiducia grande in un futuro “messianico”, anche con la fiducia che la tecnica avrebbe risolto tanti problemi. Oggi il futuro non è più percepito come gravido di promesse, ma di minacce. I discepoli di Emmaus vivono un tempo in cui i capi non sono all’altezza della situazione, uccidono i profeti (“i capi lo hanno consegnato”), mentre loro stessi definiscono Gesù un profeta. Il futuro, anche della Chiesa, ha un forte tasso di incognita; la Chiesa, nella forma in cui l’abbiamo vissuta, non sopravviverà a lungo, e questo si percepisce. E mancano figure, ad alti livelli, che abbiano prospettiva. 

2) La parola delle donne (vv. 22-24) 

Queste donne ricordano quelle dei racconti dell’infanzia di Gesù, nello specifico Maria, Elisabetta, Anna. C’è una omogeneità, una profonda somiglianza tra le donne della mattina di Pasqua e le donne dell’inizio del Vangelo, specie con Maria, la madre di Gesù. Le donne hanno incontrato gli angeli (come Maria) e gli angeli hanno annunciato loro la buona novella (come Gabriele all’Annunciazione); le donne riprendono la parola degli angeli, la rilanciano, ma non c’è un seguito immediato. Sia Elisabetta sia Anna hanno un valore profetico, perché portano una parola non loro; così anche le donne della mattina di Pasqua, che portano una parola non loro, ma che è quella di Dio comunicata dagli angeli. Stimolati dalla parola delle donne, alcuni sono andati alla tomba e hanno trovato conferma, per cui la parola delle donne si dimostra affidabile. Alla tomba di Gesù, Gesù non è stato visto, perché se Lui è vivo non è più nel luogo dove era stato sepolto. Cleopa dice che le donne non lo hanno visto, ma lui è il primo che, pur avendolo davanti agli occhi, non sta vedendo Gesù. In realtà il Signore c’è già, è presente, ma ci aspetteremmo di trovarlo altrove. Invece noi continuiamo a cercarlo dove non c’è più. Parlare di discernimento è anche nel riconoscere i luoghi dove cercarlo. 

3) Le Scritture aperte

“Apriva le Scritture”: fino a quel momento erano come Scritture sigillate; Gesù Risorto apre le Scritture. Sembra che Gesù le apra e le “sfogli”. Ci sono sempre due effetti che vengono dalla lettura delle Scritture:

  •  Un effetto di consolazione (le passioni tristi diventano passioni “calde”)

  • La Scrittura fornisce dei criteri per interpretare la storia, per leggere e orientarci dentro il contesto che stiamo vivendo.

Nella “Dei Verbum” (Concilio Vaticano II) si auspica che nel cuore dei fedeli cresca la devozione per la Parola di Dio, attraverso la lettura orante e lo studio. Non si tratta di generica devozione, ma di una familiarità con la concretezza delle pagine della Bibbia. E noi a che punto siamo su questo?

4) La cena

Gli occhi si aprono allo spezzare del pane. Difficilmente si tratta di una celebrazione eucaristica in senso tecnico, ma Gesù ha compiuto gesti che aveva compiuto altre volte e che avevano un significato. Si tratta di un pasto in cui il lettore cristiano non può non vedere che invocati i gesti dell’Ultima Cena e della moltiplicazione dei pani. C’è una situazione simile a questa anche in At 27 (At 27,35-37), dove si racconta di San Paolo che spezza il pane: non è una celebrazione eucaristica in senso tecnico (non tutti, lì attorno a lui, sono discepoli del Signore), ma è una comunione attorno alla mensa, è un contesto comunionale che diventa una prefigurazione di una possibile comunione più radicale, prefigurando la comunione tra tutte le genti, che raccoglierà persone da ogni luogo e che accadrà in seguito alla testimonianza di Paolo fino ai confini della terra. Il pasto di Emmaus e questo pasto sono esperienze di comunione; è il senso di ogni pasto che è consumato insieme. Un pasto non significa semplicemente nutrirsi insieme nello stesso momento, ma significa aver pensato a quanto siamo a tavola, preparare la mensa, significa che il cibo è stato pensato in anticipo, ecc… . La commensalità è esperienza di comunione. È vero anche il contrario (es. quando non si vuole più vivere in comunione, si inizia a disertare la mensa). L’Eucarestia è la verità più profonda che è contenuta in ogni pasto, è il massimo della verità che è contenuta in ogni pasto, il quale ne è un anticipo.

5) Ritorno a Gerusalemme (vv. 33-35)

Il loro ritorno a Gerusalemme non è tanto al fine di annunciare la Resurrezione (Gesù è già apparso a Simon Pietro e lui ha già confermato i suoi fratelli), ma vanno a Gerusalemme e lì sentono l’annuncio, e sono confermati in quello che avevano intuito, sono confermati nel non aver avuto una suggestione o una allucinazione. L’assemblea domenicale ci fa fare proprio questa esperienza: la Parola ascoltata, il pane spezzato, ci fanno fare proprio sentire che Gesù è vivo. L’esperienza dei due di Emmaus è quella di essere confermati nella veridicità di ciò che sentono.

6) Immagine del cammino, della via: la via, per Luca, è la forma di vita che nasce dalla sequela di Gesù

7) La storia dei due discepoli di Emmaus non finisce qui, perché sono presenti quando Gesù appare a Gerusalemme. Per tre volte ripercorrono la via di Emmaus:

  1. Da Gerusalemme a Emmaus
  2. Da Emmaus a Gerusalemme
  3. Un ultimo movimento centrifugo: l’esperienza di essere confermati a Gerusalemme genera un movimento missionario “fino ai confini della terra”.